In gioco cè la nostra credibilità di cristiani. Durante questo Giubileo straordinario Papa Francesco ci invita a praticare le opere di misericordia spirituali e corporali che Gesù ci presenta nel Vangelo. Queste ultime, in particolare, rivelano tutta la loro attualità e validità. Tra le opere che aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio fare l'elemosina ai poveri è una delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio (Catechismo della Chiesa cattolica n.2447). Lelemosina, dunque, non è solo un gesto di carità, ma di giustizia.
Unopera di giustizia
Tutti hanno il diritto ad avere il necessario per vivere. Alle persone che non possono lavorare perché malati, sofferenti, disoccupati, anziani, immigrati, non possiamo negare lelemosina. Questo concetto, che oggi pare essere controcorrente, ci interpella direttamente come cristiani. Lelemosina è unopera di misericordia, ispirata proprio dallamore cristiano. E avere un cuore per i miseri, mani aperte e gambe in movimento per aiutare chi ha più bisogno. E avere un cuore capace di provare compassione, di mettersi nei panni dellaltro, di sentire con laltro, di soffrire insieme allaltro, di condividerne le gioie e le speranze. Lelemosina, dunque, non è un gesto superficiale per scaricarsi la coscienza di fronte alle miserie del mondo. E un modo concreto per ristabilire la giustizia, superare le disparità sociali, ridistribuire le ricchezze. Quando doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni personali, ma rendiamo loro ciò che è loro scrive ancora il Catechismo della Chiesa cattolica - Più che compiere un atto di carità, adempiamo un dovere di giustizia (n.2446)
Unopera di carità
Fare lelemosina, essere caritatevoli è un imperativo etico per noi cristiani: aiutare gli emarginati, gli esclusi, gli affamati, gli assetati, gli ignudi, i carcerati, i malati, i perseguitati, i profughi, i malati, i morenti. Dare lelemosina è dunque unopera di carità che rivela il nostro essere cristiani nella società. Aiutare i poveri che si rivolgono alle nostre comunità ecclesiali, alla Caritas, alle tante associazioni di volontariato presenti nella comunità locale è un segno dellamore cristiano, della nostra fede e della nostra vita di credenti. E una diversa concezione delluomo non più individualista, ma solidale; non violento, ma disposto a battersi per laltro; non egoista ma aperto allaltro; non autoreferenziale e richiuso in se stesso, ma che si dà da fare con laltro e per laltro. Lelemosina, dunque, non è un gesto superficiale per scaricarsi la coscienza di fronte alle miserie del mondo.
Ma quanti sono gli italiani disposti ad aiutare economicamente le persone più povere e bisognose? Purtroppo sono meno di quanto si possa immaginare, ma soprattutto diminuiscono con il tempo. Secondo una ricerca realizzata da GfK, solo il 19% della popolazione italiana adulta ha dichiarato di aver aiutato i più poveri e bisognosi con unofferta in denaro. Nel 2002 e nel 2004 tale percentuali era pari il 32%, per poi scendere in modo costante negli anni successivi (vedi grafico).
Papa Francesco insiste nella necessità dellinclusione sociale dei poveri e della evangelizzazione (Evangelii Gaudium, Capitolo IV, paragrafo 2). Per una Chiesa povera e per i poveri, che dia testimonianza dellamore e della misericordia del Signore e vada in uscita nelle periferie del mondo.
Paolo Cortellessa