In Giordania si trova il luogo del battesimo di Gesù e sul monte Nebo Mosè ammirò dallalto la terra promessa (esperienza vissuta anche dal gruppetto di dieci persone provenienti dallItalia) e poi morì. E questo solo per citare due episodi tra i più famosi ricordati nella Bibbia e vissuti in quella terra desertica, al quarto posto delle nazioni più assetate del pianeta. La mancanza dacqua è la vera emergenza del Paese, oltre alla presenza di ben più di un milione e mezzo di profughi provenienti da Siria e Iraq su poco più di sette milioni di abitanti.
Nel nostro breve soggiorno giordano abbiamo toccato con mano alcune esperienze di accoglienza e limpegno della Chiesa italiana in favore di cristiani scappati di corsa sotto la pressione dello Stato islamico. Una goccia nel mare, è verissimo. In ogni caso si tratta, come raccontato nella pagina a fianco, di esperienze che fanno cogliere un germe di speranza anche in chi ha perduto tutto, ma non ha smarrito la fede.
Tra gli incontri fugaci ma mai banali, anche quello con la Ong Avsi e il suo rappresentante legale Simon Suweis, un ingegnere chimico con studi a Padova e moglie italiana, che ha subito ricordato la grande amicizia con il fondatore di Avsi, il medico cesenate Arturo Alberti. Con lui il suo vice, Nicola Orsini, che ha citato lo stretto legame con un altro cesenate impegnato da tempo con Avsi, Pierpaolo Bravin. Legami e amicizie che hanno fatto comprendere come le vicende del vicino Oriente siano strettamente legate a noi nei modi più diversi, con segni di una presenza cristiana che si fa compagna di viaggio alluomo di oggi, chiunque esso sia, cattolico o musulmano non ha importanza.
Non sono mancati i momenti dedicati allammirazione delle bellezze archeologiche, come accaduto con le visite a Jerash e a Petra, stupendi siti capaci di fare tornare indietro nel tempo e fanno comprendere il valore di civiltà antiche dalle vaste conoscenze e incredibili abilità. Uno stupore nello stupore: sì, perché alla bellezza ammirata con gli occhi si è accompagnata a quella del cuore, allietata da incontri che non possono lasciare indifferenti. Quello con le ragazze di Rafadin, tenute insieme dal sacerdote italiano don Mario Cornioli da anni a servizio del Patriarcato latino. Quello con padre Pierbattista Pizzaballa che ci ha accolto nella sua casa di Amman. Quello con la guida giordana, Nader Twal, sposato e padre di tre figli, alle prese con la crisi dei pellegrinaggi e il desiderio di trovare unoccupazione più stabile per dare sostegno continuo alla famiglia.
E poi ancora quello a Zarqa, dove i seguaci di don Orione accolgono a scuola 585 studenti, per lo più musulmani, e il bresciano don Alessio Cappelli cerca fondi, anche grazie alla C.E.I., per continuare nellopera intrapresa da tempo in un territorio per nulla facile per la presenza cristiana. Qui il parroco don Any, sacerdote iracheno, ingegnere meccanico con una laurea conseguita a Mosul, con laiuto di preti italiani porta avanti unopera di integrazione tra religioni diverse. I cristiani ora hanno un posto in cui trovarsi assieme, negli accoglienti e ampi locali della parrocchia che fungono da favorevole luogo di aggregazione per famiglie.
Nel breve spazio di una pagina non si possono raccontare tante esperienze vissute. In un viaggio, seppur breve, le sorprese non finiscono mai. Ad Amman, sul pullman che ci trasporta verso laereo, noto una suora con un drappello di chiassosi ragazzi. Pongo subito alcune domande. Si tratta di dieci studenti, vincitori di un concorso realizzato della scuola della Custodia di Terra Santa, a Betlemme. Lapprofondimento richiesto era sulla città di Napoli. Ai migliori è stato riservato un viaggio nella città italiana, ospiti della parrocchia del Redentore. Suor Vicky, palestinese, li accompagna in questo loro primo viaggio oltre langusto confine della città stretta nella morsa di Israele.
Gli 11 speciali turisti hanno già fatto un lungo viaggio solo per arrivare nella capitale giordana. Loro non possono volare da Tel Aviv. Sono partiti da casa alle 6 del giorno precedente. Già unodissea per arrivare fin qua. Un fatto incomprensibile per noi abituati a poter andare liberamente ovunque. Betlemme chiusa fa aumentare solo la rabbia - dice la religiosa delle suore di San Giuseppe dellapparizione -. Durante le vacanze, questi ragazzi rimangono senza fare nulla. Il muro è terribile. Non si possono mai muovere. Parole dure come macigni anche per noi che rischiamo di farci travolgere dalla globalizzazione dellindifferenza.