SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Le parole del Giubileo: “B” come Bene comune

Tra il mondo materiale e il mondo del sacro c’è bisogno di un ponte, un nesso, un legame profondo. L’indulgenza straordinaria concessa durante l’anno giubilare svolge proprio questo ruolo di ponte, di scambio tra la vita materiale e la vita spirituale. Grazie all’indulgenza giubilare, plenaria, ci vengono perdonate totalmente le pene temporali che rimangono anche […]
24 Novembre 2015

Tra il mondo materiale e il mondo del sacro c’è bisogno di un ponte, un nesso, un legame profondo. L’indulgenza straordinaria concessa durante l’anno giubilare svolge proprio questo ruolo di ponte, di scambio tra la vita materiale e la vita spirituale. Grazie all’indulgenza giubilare, plenaria, ci vengono perdonate totalmente le pene temporali che rimangono anche dopo la confessione e l’assoluzione dei peccati. Tutti i giubilei hanno da sempre avuto il significato di chiedere il perdono dei peccati e ottenere la riconciliazione straordinaria. Ma in questo momento storico in cui diminuiscono gli atti considerati disonesti e vengono depotenziati i reati, indire un Giubileo straordinario della misericordia significa ricordarci che non siamo quell’essere umano onnipotente, indipendente, autonomo, che la cultura dominante sta proponendo, ma un essere umano che sbaglia, che pecca, e continua ad avere bisogno del perdono e della misericordia di Dio.

Verso il Giubileo straordinario, le opere (di misericordia)
“Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato”. La supplica del peccatore pentito (Salmo 50) esprime meglio di qualunque altro il sentimento di noi che chiediamo umilmente perdono, affidandoci alla compassione di Dio e al suo spirito generoso. A partire dalla necessaria consapevolezza del peccato e dalla volontà di ottenere la riconciliazione, in occasione di questo Giubileo straordinario Papa Francesco fa un appello perché riflettiamo sulle opere di misericordia corporali e spirituali che Gesù ci presenta nel Vangelo e che sono scritte a chiare lettere nel Catechismo della Chiesa cattolica. “Istruire, consigliare, consolare, confortare sono opere di misericordia spirituale, come pure perdonare e sopportare con pazienza”. Ma non possiamo farci riconoscere al mondo come cristiani se non accompagniamo tali azioni con opere di misericordia corporale: “dare da mangiare a chi ha fame, nell’ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha bisogno di indumenti, nel visitare gli ammalati e i prigionieri, nel seppellire i morti. Tra queste opere, fare l’elemosina ai poveri è una delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2447).
Alla vigilia del Giubileo straordinario, che si aprirà l’8 dicembre in Piazza San Pietro a Roma, quali azioni caritatevoli ci contraddistinguono nel soccorrere il prossimo nelle necessità corporali e spirituali?
 
Dal Benessere individuale al Bene comune
Una ricerca realizzata da GfK nel 2014 presso la popolazione adulta fotografa un’Italia che continua a mostrare solidarietà e carità verso le persone in difficoltà, ma in misura minore rispetto al passato. A causa del prolungarsi della crisi, anche la nostra generosità si è leggermente affievolita in questi ultimi anni. Nel 2014, infatti, solo un italiano su 5 (circa il 19% degli intervistati) ha dichiarato di aver fatto una donazione in denaro per aiutare le persone più povere che vivono in Italia. Se guardiamo invece alle offerte per sostenere i bisognosi nel terzo mondo, ci accorgiamo che il rapporto scende quasi a 1 su 7 (solo il 15% del totale). Stabili, ma sempre basse, risultano essere le donazioni in denaro per sostenere i nostri sacerdoti nelle opere di misericordia corporale e spirituale (al 9%); un dato che sottostima la vicinanza e l’importanza riconosciuta da noi italiani verso i sacerdoti, nel loro ruolo di guida pastorale e spirituale. Ben venga, dunque, l’Anno Santo della misericordia a ricordarci, come ha detto Papa Francesco in Bolivia l’8 luglio di quest’anno, che “il bene comune è superiore alla somma dei singoli interessi; è un passaggio da ciò che è meglio per me a ciò che è meglio per tutti, e comprende tutto ciò che dà coesione a un popolo: obiettivi comuni, valori condivisi, ideali che aiutano ad alzare lo sguardo al di là di orizzonti individuali”.
 
Paolo Cortellessa