Si è svolto a livello regionale l’incontro per i referenti parrocchiali del “sovvenire” per le sei diocesi della Basilicata. Il tema centrale è stato sviluppato dal dott. Stefano Gasseri del Servizio Promozione della CEI su “La promozione del sostegno economico alla Chiesa. Il ruolo del referente parrocchiale”. Un vero momento di alfabetizzazione per i nuovi “operatori del sovvenire” e un’occasione per rinnovare l’impegno per quanti svolgono questo ministero già da tempo. L’incontro, molto partecipato, si è tenuto nel pomeriggio di sabato 11 novembre 2017 presso la Sala ricevimenti “Villa Arcobaleno” in Brindisi di Montagna (PZ).
Nell'introduzione al Convegno, don Domenico Lorusso, referente regionale, ha richiamato come “servizio e partecipazione siano segni esteriori dell’appartenenza alla Chiesa” e che “la promozione del sostegno economico alla Chiesa va collocata nella pastorale ordinaria della comunità cristiana”. Ha quindi ribadito che il referente parrocchiale debba farsi carico, insieme agli organismi di partecipazione alla vita parrocchiale, di educare, in maniera ordinaria al sostegno economico (e non solo in occasione della Giornata “Insieme ai Sacerdoti” e di promozione dell'8xmille), insieme ai parroci e ai consigli per gli affari economici. Ha quindi proposto a modello di carità San Martino di Tours, nella sua memoria liturgica, richiamando il dono del suo mantello.
S. E. Mons. Giovanni Intini, Vescovo di Tricarico e delegato della CEB per il “sovvenire”, ha quindi ribadito che parlare della promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica non è fare un discorso tecnico ma si tratta di entrare in un ordine di idee che permette di cogliere quale sia il quadro di riferimento ecclesiale nel quale viviamo. Richiamandosi a 2Cor 8-9 (la colletta promossa da Paolo per la Chiesa Madre di Gerusalemme) si è riferito a san Paolo che porta a modello di generosità la Chiesa di Macedonia: pur non essendo ricca è stata davvero generosa. Paolo scrive che la generosità prova la sincerità dell’amore attraverso la premura verso gli altri. Anche oggi l’amore va manifestato e mostrato, provvedendo ai bisogni della Comunità cristiana a tutto tondo. Gesù Cristo da ricco che era si è fatto povero per venire incontro alla debolezza degli uomini.
Il riferimento a Lumen Gentium 8 ha permesso di richiamare alla mente dei tanti presenti che la Chiesa non è una Ong ma nemmeno una società spirituale senza strutture: la Chiesa è un organo visibile sulla terra di cui Cristo si serve per comunicare al mondo fede e speranza.
Anche la Chiesa è chiamata a percorrere la via della povertà per porgere al mondo la salvezza nello stile della sobrietà e della libertà nell'uso dei beni del mondo. Da questo quadro ecclesiologico nasce l’esperienza del “sovvenire” e il modello dell’ecclesiologia di comunione rimane la sua base. Poiché la Chiesa è comunione, è famiglia, oggi occorre ribadire che vanno educate tante persone che pensano la Chiesa come un’agenzia che offra servizi religiosi: in parrocchia non siamo ospiti di passaggio in una stazione di servizi. L’esperienza della “Chiesa-comunione” può permettere di far comprendere anche la corresponsabilità. E lo stile di trasparenza è fondamentale nelle nostre comunità, non è solo uno spot promozionale.
Don Giuseppe Abbate, moderatore dell’incontro, ha richiamato che per chi vive in trasparenza e nella legalità non ci sia nulla da temere. Anzi la pedagogia della corresponsabilità e della generosità prevede percorsi educativi più efficaci se si vive in maniera immediata anche la narrazione del bene che si fa con le risorse a disposizione della Chiesa.
Stefano Gasseri, da anni in prima fila nella promozione della mentalità del “sovvenire” in Italia, è partito nel suo intervento dall'affermare che solo quando l’uomo si concepisce legato a tutti gli altri, sentiti come fratelli, è possibile attuare una prassi pastorale nella quale il bene comune e la povertà non sono cose astratte. La povertà a cui invita Gesù nel Vangelo è quella che vuole arricchire l’altro a cui si è legati perché fratello. Per i credenti, discepoli di Gesù e membri della Chiesa, si tratta di strutturare relazioni di fraternità, relazioni autenticamente e cristianamente vissute. L’importanza del “sovvenire alle necessità della Chiesa” va ribadita, dunque, per educarci a vivere in uno spirito di comunione vera, con il solo obiettivo del bene comune. L’economia di condivisione è conseguenza di una carità vissuta come relazione di amore. Qui si tratta di capire che “mi sta a cuore” la Chiesa quindi partecipo, sono trasparente, mi sento legato ai fratelli di una comunità che mi appartiene.
Passando poi dall’aspetto pastorale a quello più pratico ecco che tra i compiti dei referenti parrocchiali c’è quello di incentivare le Offerte deducibili destinate al sostentamento dei sacerdoti. Senza dimenticare la promozione dell’8xmille, che ha come capitolo integrativo il sostentamento del clero, ma nasce anche con le altre due finalità: esigenze di culto e opere di carità.
La condivisione non è solo una bella parola ma è la felice scoperta da cui si vuole ripartire. Compito del referente parrocchiale del “sovvenire” è anche quello di conoscere la parrocchia: il pensionato, il signore che non è tenuto alla dichiarazione dei redditi vanno cercati, educati, riscoprendo il porta a porta perché il concetto di promozione apre al prenderci cura del bene comune. Sì, perché “sovvenire” significa proprio prendersi cura. Stare con la gente è il vero senso della missione.
Dal Convegno è emerso chiaro il bisogno di sostenere la Chiesa. Lo ha affermato a conclusione dell’incontro Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo metropolita: a tutto tondo la vita delle nostre parrocchie deve esprimere trasparenza e partecipazione. La formazione e l’informazione al “sovvenire” è questione di mentalità a cui richiamarci ed educarci per informare e formare i nostri fratelli che vivono nelle parrocchie delle diocesi lucane. Non c’è da vergognarsi ma da spendersi perché più si vive in maniera libera più si è evangelici e credibili: la forza del nostro impegno rimane la testimonianza dell’appartenenza alla Chiesa di cui ci sentiamo davvero figli riconoscenti. E solo la riconoscenza apre le porte del cuore a vivere con generosità e consapevolezza.
Don Giovanni Lo Pinto