SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Atene, tra centinaia di famiglie siriane e afgane bloccate in Grecia da accordo Ue-Turchia

Nei centri gestiti dalla Chiesa cattolica ad Atene sono accolti centinaia di profughi da Siria, Afghanistan, Iraq, in maggioranza famiglie con neonati o figli piccoli, donne sole con bambini, persone con problemi di salute o minori non accompagnati. Inaugurati ieri i locali ristrutturati della Social house nel quartiere Neos Kosmos, grazie a 210mila euro dell'8xmille, […]
12 Luglio 2016
Nei centri gestiti dalla Chiesa cattolica ad Atene sono accolti centinaia di profughi da Siria, Afghanistan, Iraq, in maggioranza famiglie con neonati o figli piccoli, donne sole con bambini, persone con problemi di salute o minori non accompagnati. Inaugurati ieri i locali ristrutturati della Social house nel quartiere Neos Kosmos, grazie a 210mila euro dell'8xmille, tramite la Caritas. In Grecia bloccati nel limbo 58mila profughi, 15mila hanno già chiesto asilo.

13 ore di cammino affondando le gambe fino alle ginocchia tra la neve e il ghiaccio, di notte, al confine tra l’Iran e la Turchia. Una giovane madre sola, con un bimbo di nemmeno 4 anni a cui racconta che sì, quello che stanno vivendo è duro e spaventoso, ma deve continuare a credere che “è tutto una magia”. 1500 dollari ai trafficanti, poi altri 1.000 per la traversata in mare dalla Turchia alla Grecia, pensando che quella sarebbe stata l’ultima notte della sua vita.

E invece no, appena toccata la terra greca come oggi tocca il suo cuore con commozione, Hazizie, 28 anni, afgana, fuggita da problemi familiari seri di cui non vuole parlare, ha capito che poteva ricominciare a sperare oltre l’insperabile, a sognare mille progetti per il futuro di suo figlio e per lei, tra cui quello di raggiungere – chissà quando – il fratello in Svizzera.

Mustafà, 30 anni, insegnante siriano, mostra invece sul telefonino una foto inviata giorni fa da un amico: è casa sua distrutta dalle bombe, la buona sorte nella sventura gli ha concesso di fuggire con la moglie incinta di nove mesi. In quel mare minaccioso tra la Turchia e l’isola di Lesbo la guardava da lontano. Lei era seduta nella parte opposta del gommone, nel punto più pericoloso, nonostante il pancione. La incoraggiava pur sapendo che stava mentendo, non ci credeva nemmeno lui che si sarebbero salvati. Lei oggi ammette, sorridendo: “ero sicura che sarei morta”. Lui non perdeva neanche un istante del suo viso perché pensava che non l’avrebbe più vista. Soprattutto quando i trafficanti li hanno costretti a gettarsi tutti in acqua appena avvistata la riva, nonostante onde altissime e minacciose. Invece il destino è stato benevolo con loro ed Ezra è nata da pochi mesi, nel centro di accoglienza, ed è tra le sue braccia. La mamma ha il volto segnato da occhiaie profonde, nere come il velo che avvolge il suo viso.

Sono centinaia se non migliaia le storie così, di madri sole con figli, donne incinte e decine di bimbi nati in Grecia, famiglie giovanissime, persone con problemi di salute, tutte situazioni di particolare vulnerabilità che la Chiesa cattolica, tramite la rete Caritas e altre associazioni, grazie all’8xmille per mille C.E.I. e ai gemellaggi tra diocesi, sta accogliendo ad Atene nei suoi centri per i profughi, dopo che la Grecia ne ha visti passare nel 2015 circa un milione.

 
(Da Atene -9 luglio- l'inviata del Sir, Patrizia Caiffa)