SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Le parole del Giubileo: “l” come “lavoro”

La 69^ Assemblea Generale dei Vescovi si è conclusa da poco e il grido di allarme lanciato dal presidente della C.E.I., il Cardinal Angelo Bagnasco, ha riguardato proprio il tema del lavoro. “Dall’inizio della crisi l’occupazione è caduta del 4,8%, una delle contrazioni più rilevanti in Europa: i dati ricorrenti dicono che la fascia tra i […]
3 Maggio 2016
La 69^ Assemblea Generale dei Vescovi si è conclusa da poco e il grido di allarme lanciato dal presidente della C.E.I., il Cardinal Angelo Bagnasco, ha riguardato proprio il tema del lavoro. “Dall’inizio della crisi l’occupazione è caduta del 4,8%, una delle contrazioni più rilevanti in Europa: i dati ricorrenti dicono che la fascia tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro è prossima al 40% contro il 22% della media europea: in termini percentuali siamo i peggiori, subito prima della Bulgaria” ha dichiarato il presidente della C.E.I.

“Forte preoccupazione anche per gli adulti che, una volta perso il lavoro, si trovano nella difficoltà a rientrarvi con grave danno per le proprie famiglie oltre che per la propria dignità.” Il disagio delle famiglie italiane e l’urgenza del lavoro e dell’occupazione sono i temi che più stanno a cuore dei Vescovi italiani. “Il peso della vita quotidiana, alla ricerca dei beni essenziali, diventa sempre più insostenibile, compreso il bene primario della casa. La povertà assoluta investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8% della popolazione italiana!” La forbice tra ricchezza e povertà si allarga, l’abisso sociale fra benestanti e poveri aumenta. Che fare?

 
Via le mani dagli occhi
La bella canzone dei Negramaro potrebbe diventare il nostro inno. Dobbiamo essere vigili e tenere gli occhi ben aperti verso la miseria altrui. Non possiamo coprirci gli occhi di fronte a coloro che sfruttano il lavoro, assumono in nero, non pagano i contributi dovuti, licenziano senza giusta causa. La virtù che Papa Francesco ha messo al centro della riflessione giubilare serve a indicarci la strada.

La misericordia, dall’etimo stesso della parola, è la capacità di compatire per una pressione spontanea del cuore: è avere mani aperte per soccorrere il povero, gambe veloci per correre incontro a chi chiede aiuto. Il modello di riferimento che ci viene proposto in questo Giubileo straordinario è quello del buon samaritano, di chi mette in atto azioni concrete e coordinate per aiutare il viandante ferito. E’ una scelta di vita, quella della carità, il modo più antico e conosciuto per definire la misericordia. Oggi la carità è la motivazione principale di chi sceglie di firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica. Grazie alla quota 8xmille destinata alla Chiesa cattolica nel 2015 abbiamo distribuito 12 milioni di pasti gratuiti e garantito ospitalità a migliaia di persone che hanno perso la casa e spesso anche il lavoro. Ma, al tempo stesso, abbiamo offerto centinaia di posti di lavoro a persone che operano nei cantieri aperti finanziati coi fondi 8xmille.

Diamo voce a chi non ha voce
Nel Giappone del dopoguerra, durante l’occupazione americana, nacquero gruppi di lavoro per migliorare l’efficienza e la qualità: i Total Quality Management (TQM). La cifra caratteristica dei circoli della qualità - formati da operai, supervisori ed esperti - era che qualsiasi lavoratore potesse dire la sua e la sua opinione contasse come quella del manager.

Un vero e proprio modello democratico rivoluzionario che portò molte aziende al successo negli Stati Uniti d’America e nel mondo e che potrebbero contagiare positivamente anche il nostro tessuto produttivo e sociale se solo i responsabili della cosa pubblica ascoltassero il disagio dei giovani che non trovano lavoro e il dramma degli adulti che lo perdono. Di certo, questo modello democratico di qualità è la cifra caratteristica del "sovvenire", che continua a dare voce a chi non ha voce e mette in campo sempre più risorse e sostegni economici per combattere la povertà e garantire una vita dignitosa a tutte le persone.

Per il 2016, infatti, l’Assemblea Generale dei Vescovi ha scelto di aumentare la quota 8xmille destinata alla carità passando da 265 milioni a 270 milioni di euro, di cui 145 milioni di euro destinati direttamente alle 225 diocesi per interventi caritativi nel proprio territorio e rivolti alla popolazione locale.

 
Paolo Cortellessa