SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA
della Conferenza Episcopale Italiana

Le parole del Giubileo: “c” come “conversione

Fatima oggi è il nome della prima donna “foreign figthters” italiana, i fondamentalisti islamici pronti al martirio dell’Isis, l’autoproclamatasi stato islamico. Fatima, per noi cristiani, è il luogo dov’è avvenuta la più grande apparizione mariana del secolo scorso. Era il 1917 quando la Madonna apparve ai tre pastorelli e chiese la conversione e il perdono. […]
6 Ottobre 2015

Fatima oggi è il nome della prima donna “foreign figthters” italiana, i fondamentalisti islamici pronti al martirio dell’Isis, l’autoproclamatasi stato islamico. Fatima, per noi cristiani, è il luogo dov’è avvenuta la più grande apparizione mariana del secolo scorso. Era il 1917 quando la Madonna apparve ai tre pastorelli e chiese la conversione e il perdono. Cento anni dopo, la chiamata materna di Maria alla conversione e alla penitenza è quanto mai attuale e scelta da Papa Francesco, in tempi non sospetti, per proclamare il Giubileo straordinario. 

La fede sicura, quando la conversione arriva alle tasche
Il Giubileo è un invito alla conversione per non diventare cristiani labili e tiepidi, che vivono nella comodità e non riescono più a dare segni concreti di aiuto verso gli altri. E’ una proposta della Chiesa lunga un anno per sperimentare la grazia della misericordia di Dio e non diventare ipocriti, cristiani delle apparenze. Ma quale bussola può orientarci per capire se stiamo percorrendo la retta via? L’ha indicata Papa Francesco nell’omelia di Santa Marta del 18 novembre 2014 dedicata alla conversione di Zaccheo, il pubblicano: “Quando la conversione arriva nelle tasche, è sicura. Cristiani di cuore? Sì, tutti. Cristiani di anima? Tutti. Ma, cristiani di tasche, pochi, eh! Pochi.”

L’incontro con Cristo rivoluziona le nostre vite, riempie il nostro cuore di gioia, dà significato alla nostra esistenza. Ma la cartina tornasole per capire se siamo davvero buoni cristiani è la generosità concreta e la disponibilità di aiuto verso gli altri. I dati in nostro possesso evidenziano che il cammino verso questa forma di conversione è sempre più impervio.

Gli italiani, ma anche i fedeli praticanti, sono meno disposti che in passato ad “attingere alle proprie tasche” per aiutare economicamente la propria Chiesa (vedi grafico). Incontrare l’altro per farci convertire a Cristo dallo sguardo altrui è la cifra caratteristica di un buon cristiano. L’altro, infatti, è la nostra grande occasione per incontrare Cristo.


Davanti agli attentati dell'Isis occorre una forte conversione della cristianità occidentale, una rievangelizzazione dell'occidente. La Chiesa, oggi più che mai, è chiamata a essere strumento di pacificazione, a trasmettere l'amore dell'Europa cristiana. L'aiuto alla Chiesa e a migliaia di sacerdoti fedeli e santi sarà un termometro preciso del nostro livello di conversione.
 
Paolo Cortellessa